domenica 1 gennaio 2012

NOI SIAMO IL QUINTO STATO

Nasce l'idea dell'UNIONE DEGLI INDIPENDENTI in Italia. Sul modello del sindacato fondato nel 1995 a New York da Sara Horowitz, una rete composta da associazioni e movimenti lancia un progetto che prenderà corpo nel 2012, che si preannuncia l'anno più duro della crisi. La rete composta dal nodo romano dell'Associazione dei  consulenti del terziario avanzato (Acta), dai progettisti della comunicazione visiva (i grafici di Aiap), insieme al teatro Valle Occupato, i lavoratori dell'arte di Milano, oltre ad un folto numero di sigle che gravitano nell'universo del lavoro indipendente, o nella zona grigia dove la subordinazione si confonde constantemente con l'autonomia sul lavoro, (i traduttori, i giornalisti o gli informatici, ad esempio) intende promuovere un nuovo metodo per rispondere alla domanda di tutela e di garanzia di oltre 300 mila persone che a Roma svolgono questo tipo di attività. (Le immagini sono di Felipe Goycoolea. Il film completo è sul canale Furiacervelli

Mai prima di oggi è emersa con così evidente nettezza l'esigenza di garantire ad un terzo della forza-lavoro attiva nelle nostre città (l'Istat nel 2010 ne ha calcolati quasi 7 milioni) un modello di civiltà del lavoro, di welfare e di cittadinanza sociale ignorato da tutte le riforme del mercato del lavoro, senza contare quelle della previdenza a partire dalla riforma Amato nel 1992 fino a quella annunciata dal governo Monti. Ne parla la giornalista Elisabetta Ambrosi, presentando i temi del nostro libro, "la furia dei cervelli".

 L'esigenza, più volte ribadita nell'incontro a Porta Futuro, è stata quella di creare una «coalizione dei lavoratori indipendenti» che non sia dettata dalla volontà di distinguersi dagli altri lavoratori. Molto spesso, infatti, anche a causa di una campagna ideologica che dagli anni Ottanta ha confuso i lavoratori indipendenti (e non solo quelli della conoscenza che lavorano con la partita Iva) con l'ideologia neo-liberista dell'"imprenditore di se stesso", gli indipendenti sono stati trattati come evasori fiscali, oppure come una categoria privilegiata a metà strada tra l'affarista senza scrupoli e il precario privilegiato. Così non è, come spiega nel video Enrico Parisio (Aiap Lazio): i cosiddetti "knowledge workers" non si sentono privilegiati ma, al contrario, vogliono affermare la loro dignità di cittadini, e non di working poors, segnalando che mai, prima di oggi, un terzo della forza-lavoro italiana è stata tutelata o rappresentata.

Difficile ormai ridurre questi milioni di persone, che gli indipendenti hanno iniziato a definire "Quinto Stato", alla definizione di "precari", poiché troppo riduttiva rispetto ad una molteplicità di saperi e di condizioni che superano lo status di chi attende una "stabilizzazione" o lo status di una professione che si esercita nello stesso modo per tutta la vita di un lavoratore. Ne parla Susanna Botta (Assointerpreti). Senza contare che a questi 7 milioni di apolidi in patria, se ne possono aggiungere altri 5 di extraterritoriali in uno Stato. Tanti sarebbero, secondo l'Istat nel 2010, i migranti che lavorano nelle cooperative, a partita Iva, con contratto o senza. Quella del Quinto Stato è una condizione universale che accomuna non solo chi a Roma e in Italia non ha un contratto di lavoro stabile, ma soprattutto il vivente che lavora in maniera intermittente, non possiede una cittadinanza fondata sulla continuità del lavoro standard edè  destinato a condurre un'esistenza fondata sulla propria indipendenza, mobilità o cooperazione.

 L'indipendenza è, dunque, una condizione - un'aspirazione - diversa dall'autonomia professionale e che non può essere confusa con la mera sopravvivenza. Una delle esigenze della coalizione, afferma Rachele Serino (Bin-Italia), è quella della riforma del Welfare che abbia al centro un reddito di base, a garanzia dell'indipendenza del cttadino. Più che "monetizzare" il tempo di non lavoro, questa riforma deve promuovere l'autonomia dei cittadini, favorendone la libera capacità di associazione, oltre che la necessità di garantire un'esistenza che oggi non viene riconosciuta dalle istituzioni esistenti.


Trovare un terreno comune di connessione in una società che lascia sospesi nel vuoto, e nella massima eterogeneità e disparità, cittadini a cui non vengono riconosciuti i diritti alla maternità, alla disoccupazione, insomma i diritti sociali. Simona Senzacqua e Fulvio Molena del teatro Valle Occupato sostengono che esiste, già oggi, un nuovo modello di cittadinanza capace di superare il corporativismo oppure l'individualismo che ha impedito, sino ad oggi, la coalizione. E' un'esigenza vitale, quel di trovare un luogo per iividuare i problemi e mettere in pratica le soluzioni. Come al Valle, che è emerso in un ambiente dove massima è la frammentazione tra i lavoratori dello spettcacolo che spesso non hanno nmmeno coscienza di essere titolari di diritti sociali. L'alternativa è "quella di partire dal basso, cioè dalla partecipazione attiva dei cittadini, che sono singoli, corpi, occhi".

Quindi: partire dall'auto-governo, concepire un modello di cittadinanza che crei nuove istituzioni, sindacali, economiche e sociali. Come, ad esempio, una freelancers union. Un'esperienza può essere utile per immaginare da subito a cosa può essere utile una Freelancers Union, oggi, in Italia. Il caso del mutualismo dei traduttori, spiegato nel video da Elena Doria:



Una freelancers Union è utile anche a contrastare la distruzione del valore del lavoro, e non soltanto per tutti coloro che lavorano con "la conoscenza". L'auto-organizzazione, e l'invenzione di nuovi strumenti del mutualismo e della cooperazione, necessari per affermare il Quinto Stato, sono strumenti utili per tutti gli ambiti della società. Ne parla l'archeologo Salvo Barrano:

 E allora veniamo ai punti sui quali gli indipendenti intendono costruire la loro coalizione, per affermare una cittadinanza basata sullindipendenza e non soltanto sul loro status professionale o contrattuale:

- spazi di coworking e coprojecting per cooperare, auto-organizzarsi e fare rete;
- assistenza universale per la maternità come per la salute;
- continuità di reddito per  i periodi di non lavoro e di (auto)formazione;
 - welfare per i singoli e per le loro famiglie;
- microcredito per le piccole imprese, le partite Iva e per i contrattisti di ogni tipo, che intraprendono un'attività,hanno un progetto lavorativo o di vita; -
co-housing per i giovani e i meno giovani;
- previdenza più equa e giusta, valutando ogni ipotesi per ottenerla, compresa quella della creazione di un sistema mutualistico e cooperativo utile a sostenere la speranza di una pensione per gli indipendenti.

Su questi punti il 19 dicembre a Roma ci si è confrontati con Cristian Perniciano della Cgil:

 


 E con Carlo Testini dell'Arci:

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Gli indipendenti del Quinto Stato pensano ad una cittadinanza fondata sulla lotta per i diritti, le tutele, la conquista degli spazi, ma anche ad una previdenza equa, alla continuità di reddito (o al reddito di base), insomma un nuovo Welfare. Sentiamo Emanuele Braga, dei lavoratori dell'arte di Milano:

L'artista e fotografo Davide Franschini ha così concluso la "Furia dei cervelli" a Porta Futuro:

2 commenti:

  1. Ciao,
    come si fa ad aderire all'Unione degli Indipendenti?
    Grazie, Valentina

    RispondiElimina
  2. ciao Valentina,

    continuiamo il nostro lavoro oggi al teatro Valle, alle 17,30:

    http://furiacervelli.blogspot.com/2012/02/la-furia-al-teatro-valle.html

    ci puoi seguire e, soprattutto, contribuire con la tua intelligenza e desiderio di coalizione, a questo sito:

    il quintostato.it

    questo è l'open manifesto dell'unione degli indipendenti:
    http://storify.com/ilquintostato/noi-siamo-il-quinto-stato/slideshow

    se vuoi, come stiamo facendo tutti noi, puoi condividerlo sul tuo blog!:

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