venerdì 16 marzo 2012

CARMELO BENE: "LA LIBERTA' E' AFFRANCAMENTO DAL LAVORO"


 Carmelo Bene, in un Paese di morti viventi, è l’unico che davvero vive, a dieci anni dalla scomparsa, il 16 marzo 2002:



 «Sin dal mio avvento romano ero di già la persona di cui più si chiacchierava nei commissariati di zona. Commissari e poliziotti ricordano tuttora le mie permanenze notturne in quel di piazza Euclide, via Goito, piazza del Collegio Romano, San Vitale.

Sollecitavo le attenzioni della Forza Pubblica girando ubriaco di notte, in smoking, strangolando colli di bottiglie vuote: “un cavallo, un cavallo! Il mio regno per un cavallo!”.

 Le risse. L’ordine pubblico. Le risse. Non ch’io vi combattessi. Le fomentavo e poi, sgusciato via, me le godevo».

 "essere bilingui, ma in una sola lingua, in una lingua unica... Essere uno straniero, ma nella propria lingua... Balbettare, ma essendo balbuziente nel linguaggio stesso, e non soltanto nella parola... Bene aggiunge: parlare a se stesso, nel proprio orecchio, ma in pieno mercato, sulla piazza pubblica.. “ma qualora noi meritassimo una libertà, dovrebbe essere affrancamento dal lavoro…”:
 

 da noialtri infuriati.

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