domenica 3 dicembre 2017

ELVIO FACHINELLI: IL DESIDERIO E' DISSIDENTE


Elvio Fachinelli, uno dei più grandi psicoanalisti italiani, nel febbraio del 1968 scriveva su Quaderni Piacentini un articolo rivelatorio: Il desiderio dissidente. Un testo fondativo, da leggere oggi come un antidoto al decimo anno di crisi, dove a "sinistra" si fondano "partiti del Lavoro" e a destra torna l'Imprenditore Eterno. Nel mezzo: populismi e sovranismi, alternati o sovrapposti. Di base: l'alternativa, non escludente, tra l'essere imprenditori di se stessi o l'essere "popolo".

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"Ciò che conta non è la meta, non è la proposta in sé, più o meno "reale": il gruppo impara sempre meglio che essenziale per la sua sopravvivenza non è l'oggetto del desiderio, ma lo stato di desiderio. E perché questo permanga bisogna perdere l'illusione di un'incarnazione definitiva del desiderio: il desiderio appagato è morto come desiderio, e alla sua morte da seguito la morte del gruppo. Infatti, il modo meglio codificato di appagare il desiderio del gruppo è quello di incarnarlo nella figura del leader. Qui non importa se si tratti di una persona o di un valore. Nel momento in cui il leader tende a esaurire in sé il desiderio collettivo, il gruppo cambia carattere. Da gruppo di desiderio, esso tende a farsi gruppo di bisogno. E questo richiama allora all'interno del gruppo tutti i problemi che la sua costituzione intende risolvere. A una società che offre la soddisfazione del bisogno, il gruppo oppone un perenne NON BASTA. Diventa così una cerniera di passaggio, trasforma quelli che entrano a farne parte e li restituisce all'esterno come germi vitalmente pericolosi. Il desiderio è sempre dissidente"

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