mercoledì 25 gennaio 2012

MICHEL MARTONE: IL VERBALE DEL CONCORSO PERFETTO

Michel Martone: il verbale del concorso perfetto

Il verbale del concorso in cui Michel Martone ha ricevuto l’idoneità a professore ordinario. Il destino di un uomo, ricercatore di ruolo, e avvocato, a 26 anni; professore associato a 27, professore ordinario a 29, consulente della Civit presieduta da suo padre per 40 mila euro, viceministro a 38.

6 commenti:

  1. perchè meravigliarsi ? non siamo in Italia?

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  2. Fosse nato in quel di Carbonia con padre minatore...avrei condiviso con lui la sfiga...dato che non posso condividere la sua nascia ed il suo culo...Ma vai a cagare....
    Nino Cossu figlio di minatore...

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  3. Sinceramente non capisco l'accanimento contro Martone.
    Sicuramente nella sua fulminante carriera e' stato avvantaggiato dalla sua posizione "sociale", dalle amicizie di famiglia etc. Mi sembra ovvio che il contesto nel quale per tua fortuna o sfortuna nasci costituisca un potentissimo strumento di formazione e quindi di una ineguaglianza di partenza. E' il sistema scolastico, universitario e del welfare in genere che dovrebbe "ammortizzare" tale diseguaglianza. Il sistema italiano lo fa sempre meno e per ora non possiamo addebitarne la colpa al dott. Martone. Il punto e' chiedere al viceministro Martone quali politiche pensa di attuare per far si che piu' giovani possibili si laureino prima dei "fatidici" 28 anni e soprattutto con merito e preparazione. Ovvero attendiamo di poter giudicare anche noi Martone sul merito, specialmente ora che ricopre una posizione in cui puo' pesare sullo sviluppo della sistema del lavoro e dell'istruzione in Italia. Il resto e' una fotografia dell'Italia in cui le disuguaglianze pesano sempre di piu' e non si ha una chiara prospettiva politica verso un futuro migliore/possibile, per un paese che perde pezzi di welfare, di istruzione, come di cervelli in fuga.

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  4. è vero. aspettiamo allora la soluzione. in attesa si potrebbe valutare sobriamente il fatto che il 23,8% degli studenti di reddito medio-basso lavorano precariamente , come il 17% di reddito medio. alternano studio e lavorano, lasciano e riprendono i corsi. secondo eurostudent è una situazione che si allargherà, come nel resto d'europa.trovare una soluzione al fallimento del 3+2 è arduo, ma aspettiamo fiduciosi.

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  5. Non so se il 3+2 sia un fallimento. Forse lo e' nella pratica, ma piu' per condizioni esterne che non perche' la formula sia in se' sbagliata. La mia esperienza universitaria (premetto che sono laureato col vecchio ordinamento, quindi quinquennale secca) e' che il triennio (cioe' quel momento formativo piu' "generale" che dovrebbe garantire una formazione di base in uno specifico ambito disciplinare) sia ancora piuttosto forte in Italia. Lo vedo anche da molti italiani conosciuti all'estero che sono ben apprezzati per le loro capacita' analitiche e critiche, che derivano da una buona, se non ottima preparazione di base. Il problema italiano e' il +2. Ovvero l'approfondimento, la ricerca. In questo senso mi sembra un'ottima opportunita' per gli studenti poter fare il +2 all'estero, in Universita' che la ricerca la fanno per davvero.
    Per l'esperienza che ho io, lo scarso livello della ricerca in Italia dipende in gran parte dall'assenza di reali strutture di ricerca all'interno dell'Universita', e non tanto o soltanto dalla mancanza di fondi. I fondi per lo piu' ci sono ma vengono utilizzati male e la responsabilita' della gestione e' molto spesso affidata a persone incompetenti ma potenti. I cosiddetti dipartimenti sono in generale frutto di nepotismo e macchine per portare finanziamenti alle Facolta', senza obbiettivi veri e propri di ricerca coordinata, seria, interdisciplinare, di lungo periodo. E soprattutto priva di alcuna verifica dei risultati che questa "ricerca" dovrebbe aver raggiunto alla fine di un ciclo.
    Io personalmente sono per il sistema a raccomandazione esplicita. Niente concorsi. Il docente di riferimento si sceglie i ricercatori in base ad un programma quinquennale di ricerca e se ne assume la responsabilita'. Alla fine dei cinque anni si valutano i risultati con comitati scientifici a livello europeo in base a pubblicazioni etc., e si prendono decisioni sul proseguio della ricerca, sull'aumento o la diminuzione del budget, sulle qualita' o meno dimostrate dai vari ricercatori. Fino ad arrivare, in estrema ratio, ad un licenziamento del docente di riferimento o dei ricercatori, o ad una congrua riduzione del loro stipendio, in caso di mancato risultato. Questo secondo me permetterebbe di avere un controllo piu' efficace e con responsabilita' precise sul merito, di avere una ricerca seria e approfondita, e in ultima analisi di razionalizzare le spese liberando e producendo risorse da impiegare soprattuto nel sostegno al diritto allo studio.
    Il problema in Italia e' che si trucca il concorso e se il docente o il ricercatore e' bravo (come Martone?) bene. Se non lo e' la responsabilita' non e' di nessuno...c'e' stato un concorso...e intanto i soldi finiscono a ingrassare i vari baroni che detengono potere di vita o morte sui ricercatori, piuttosto che nel sostegno di studenti capaci e brillanti ma magari privi di un sostegno economico adeguato e quindi impossibilitati a esprimere il loro potenziale.
    Il potenziale fa paura, soprattutto a chi non lo ha. Il potenziale necessita di organizzazione per emergere.
    Il potenziale c'e', siamo noi.

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