martedì 17 novembre 2015

LIBERTA' E LAVORO DOPO IL JOBS ACT

Un libro di Giuseppe Allegri - Giuseppe Bronzini: Libertà e lavoro dopo il Jobs Act, DeriveApprodi


Qual è il futuro del lavoro in Italia? E cosa diventa il diritto del lavoro dopo un lungo ventennio di “riforme”, che lo hanno reso precario e flessibile, senza offrire adeguate garanzie e tutele sociali? Per rispondere è necessario partire dal celebre Pacchetto Treu del 1997 e proseguire fino ai recenti decreti del Jobs Act del Governo Renzi e del Ministro Poletti, che intendono approvare per la metà del 2016 uno “Statuto per il lavoro autonomo non imprenditoriale”.

Perché tutte queste innovazioni normative non sembrano prendere in considerazione la “grande trasformazione” imposta delle nuove tecnologie digitali dell'informazione e comunicazione, con il conseguente declino della società salariale e dell'istituto della subordinazione.

Sono sempre più diffusi i casi di soggetti individuali e collettivi che offrono le loro prestazioni direttamente sul web, ove si eseguono le transazioni, spesso sospesi tra lavoro gratuito e mancanza di garanzie. Nel mondo sono già alcune decine di milioni le persone impegnate nel cosiddetto crowd-work (lavoro online i cui i richiedenti designati postano i lavori disponibili per quella che è in pratica una forza lavoro globale a chiamata, a tutte le ore di tutti i giorni) e altre decine di milioni sono i “contratti a zero ore” (disponibilità assoluta, a semplice chiamata attraverso una app) e altri milioni sono persi nel “lavoro a rubinetto” (la produzione di servizi in forma completamente decentrata da parte di mini-imprese capaci di sfruttare app, cellulari e tecnologia).

Stiamo tutti diventando degli independent contractors, degli indipendenti nella rete?

Sembra essere questo il frutto avvelenato della sharing economy: quell'economia collaborativa che si muove tra possibile emancipazione individuale e collettiva e pericolose forme di auto-sfruttamento. Le trasformazioni del lavoro necessitano di un'adeguata politica che si confronti direttamente con possibilità di innovazione sociale, economica, istituzionale. È non è un caso che molti autori di riferimento a livello internazionale si interroghino sulla necessità di sperimentare un reddito di base universale come misura all'altezza della rivoluzione del lavoro che stiamo vivendo.

La tutela del lavoro autonomo e indipendente, infatti, non richiama solo problemi di equità e giustizia sociale, ma anche di libertà individuale e collettiva. Si tratta di definire una certa idea di società e di mettere le persone in condizione di poter dire “no” ai ricatti occupazionali e di scegliere, il più possibile, tempi, contenuti e modalità, del “proprio” contributo alla giornata lavorativa sociale. Questo è il punto sviluppato nel presente volume, riprendendo un vivace dibattito italiano, europeo ed anche mondiale sul tema del “destino del diritto del lavoro” e dei sistemi di Welfare.

In questo libro si prova a raccontare la società che viene, partendo dall'urgenza condivisa di garantire l'autonomia delle persone nelle proprie scelte individuali e relazioni collettive.


Nel primo capitolo (Le Costituzioni del lavoro) sono raccontati gli spazi di autodeterminazione individuale e cooperazione sociale che hanno attraversato le lotte intorno al lavoro nell'epoca in cui si andava affermando il contratto di lavoro subordinato, sottolineando il carattere dilemmatico di questa “distruzione creatrice” di altri sistemi di coalizione sociale e solidarietà. È l'autonomia individuale e collettiva contro le vecchie e nuove istituzioni del lavoro coatto: dal 1848 europeo a Weimar, passando per la Comune di Parigi e la Carta del Carnaro.

Nel secondo capitolo (1973-2003: Una soluzione per il lavoro autonomo integrato all’impresa: i tentativi italiani) si riporta l’intenso dibattito italiano ed europeo sulla disciplina del lavoro autonomo, cercando di mostrare come i giuslavoristi pro-labour italiani avessero già all’epoca elaborato proposte ancora oggi molto avanzate.

Il terzo capitolo (Repressione legislativa del lavoro autonomo) esamina le novità (regressive) sul fronte del lavoro indipendente apportate dal Jobs Act, mentre nel quarto (Uno Statuto per il lavoro autonomo), si avanza qualche proposta concreta di riforma. Il quinto e ultimo capitolo (Garantismo sociale oltre la subordinazione) prova a fare il punto sulla prospettiva generale di una protezione di tutti i lavori che salvaguardi la libertà di scelta delle persone: per il lavoro autenticamente indipendente.

Segue un'appendice che contiene:

Due documenti di Acta – Associazione Consulenti Terziario Avanzato – associazione dei freelance, che raccolgono delle contro-proposte al Jobs Act centrate sul lavoro indipendente e autonomo dei freelance: Jobs ACTA e #PropostaDecente: Acta per l’equità contributiva.

Due interventi di Aldo Bonomi, direttore di Aaster, su Milano tra innovazione e inclusione. A quarant’anni dall’ingegner Gadda e dalla vita agra di Bianciardi, quindi sulle Partite Iva fattore della ripresa, come occasione per ricordare il comune amico Davide Imola, responsabile della Consulta delle professioni CGIL e prematuramente scomparso il dicembre scorso.

Un’intervista con il giuslavorista Federico Martelloni, Professore associato di diritto del lavoro presso l’Università di Bologna e collaboratore della CGIL Emilia Romagna, che permette di riflettere ulteriormente sugli effetti del Jobs Act rispetto al lavoro indipendente, autonomo e a collaborazione.

Per concludere con la ricognizione di Roberto Ciccarelli su La rivoluzione dei lavori. Come i freelance hanno ricreato il mutualismo.

GLI AUTORI

Giuseppe Allegri, ricercatore, consulente e docente in scienze politiche, sociali e giuridiche, collabora con istituti di ricerca e formazione, riviste e periodici. Insegna a contratto presso Sapienza, Università di Roma. Scrive per «il manifesto» ed è uno degli animatori del blog La furia dei cervelli. È socio fondatore del Basic Income Network – Italia. Tra le sue ultime pubblicazioni: La transizione alla Quinta Repubblica (Aracne, 2013) e Le due Carte che (non) fecero l'Italia (Fefè editore, 2013). Con Roberto Ciccarelli: La furia dei cervelli (manifestolibri, 2011) e Il quinto stato (Ponte alle Grazie, 2013).

Giuseppe Bronzini, è magistrato e consigliere presso la Corte di Cassazione, membro del Comitato scientifico della Fondazione Lelio e Lisli Basso. Giuslavorista, studioso dei diritti fondamentali tra contesto statale e continentale, autore di saggi, studi e ricerche, collabora con periodici e riviste. É componente dell'Osservatorio sul rispetto dei diritti fondamentali in Europa ed è socio fondatore del Basic Income Network – Italia. Tra le sue pubblicazioni, I diritti del popolo mondo (manifestolibri 2003), Reddito di cittadinanza (Edizioni Gruppo Abele, 2011).

Allegri e Bronzini hanno scritto insieme il volume Sogno europeo o incubo? Come l'Europa potrà tornare a essere democratica, solidale e capace di difendersi dai mercati finanziari(Fazi editore, 2014) e hanno curato per i tipi di manifestolibri: Il tempo delle Costituzioni. Dall'Italia all'Europa (2014) e Ventotene. Un manifesto per il futuro (2014).

Nessun commento:

Posta un commento